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Dicembre 18, 2017

Intervista a Philip Nitschke su Vice Italia

Vice Italia

Questo medico ha costruito una macchina che aiuta le persone a morire

“Dopo un minuto e mezzo ti senti disorientato. Dopo cinque minuti sei morto.”

In Olanda l’eutanasia è legale dal 2001, e la legge è ufficialmente entrata in vigore nel 2002: questo paese è uno dei più progressisti sul tema. Ma già nel 1996, Philip Nitschke è stato il primo medico a somministrare legalmente un’iniezione letale a uno dei suo pazienti. Nel dibattito internazionale sull’eutanasia, il suo è uno dei nomi più noti e controversi.

Non sarebbe forzato chiamare Nitschke—che è stato soprannominato “dottor Morte”—il “guru dell’eutanasia.” Nitschke è il fondatore di Exit International, un’organizzazione che promuove l’eutanasia volontaria. Ha anche scritto un manuale sul suicidio, The Peaceful Pill. All’inizio parlava dell’eutanasia come di qualcosa che riguardava solo i malati terminali, ma poi ha cambiato idea: ora pensa che non dovrebbe essere confinata a determinate situazioni e determinati criteri, ma che sceglierla sia un diritto di tutti. Negli ultimi anni è stato impegnato a costruire Sarco, una macchina per il suicidio stampata in 3D che—secondo lui—permetterà alle persone di morire in pace. Grazie a questa invenzione, nel corso delle ultime settimane Nitschke e le sue idee hanno ricevuto ancora una volta un sacco di attenzioni. Abbiamo contattato Philip per parlare dell’eutanasia in quanto diritto umano, della sua propria morte, e della sua ultima invenzione: Sarco.

VICE: Che ne pensi del soprannome “dottor Morte”?
Philip Nitschke: Be’, mi ci sono abituato. Ovviamente preferirei un soprannome più carino, anche se forse per averlo dovrei occuparmi di cose più allegre.

Sì, sei un personaggio controverso. Come ti sei appassionato a questo argomento?
È una questione politica. Quando lavoravo alla legalizzazione dell’eutanasia in Australia, ho incontrato moltissime persone che volevano morire ma non avevano motivi medici per farlo. Una era una donna francese, una accademica, che aveva pianificato di morire a 80 anni. Non perché fosse malata, ma perché pensava fosse una bella età per morire. Quando le ho espresso il mio scetticismo iniziale, mi ha risposto—e aveva ragione—che non era compito mio giudicarla. Che era una sua decisione, e che non aveva niente a che fare con le regole che seguivo io in quanto medico. Anche grazie a lei, ho cambiato idea. Mi sono convinto che la morte deve essere un diritto per ogni essere umano sano.

È un’opinione controversa. Qual è la critica più forte che ti è stata fatta?
Chi si oppone spesso sostiene che non esiste il suicidio “razionale”, e che il desiderio di morte è per definizione il risultato di una malattia mentale. Io non sono d’accordo. Il desiderio di morte non è per forza qualcosa da curare, di per sé. Un’altra obiezione è che la vita è un dono di cui dovresti essere grato. La mia risposta è che se la vita è un dono, dovresti poterlo dare via. Altrimenti diventa un fardello più che un dono, no?

Ma non sei in un certo senso anche tu corresponsabile, visto che faciliti [la possibilità di commettere] il suicidio?
Non direi. Ascolta, per me scegliere la morte è un diritto. Se tu mi dicessi in questo momento che stai andando a ucciderti, io dovrei fermarti? Non penso. Penso che tu, in quanto entità autonoma, sia libera di decidere per te. Non mi fa felice, ma è una tua scelta. In quel caso, io non faccio che offrire l’opzione di un trapasso tranquillo.

Ma non pensi che stai anche fornendo un’opzione a persone che altrimenti si affiderebbero ad alternative come la psicoterapia, per esempio?
Non puoi saperlo. Non potrebbe anche essere che più persone che vogliono morire si butterebbero sotto i treni? O si impiccherebbero? Chi vuole davvero morire potrebbe scegliere una morte violenta. Nel Regno Unito, impiccarsi è il modo più usato di uccidersi. La gente non conosce le alternative, ma sa come fare a impiccarsi, e la corda la puoi comprare ovunque—questo non significa che non sia un modo orribile di morire. Dico solo che una persona dovrebbe avere il diritto di morire in pace, che sia con i farmaci o con Sarco.

Sicuramente ci saranno persone che fanno un uso sbagliato di Sarco o di un farmaco, ma ci sono anche persone che ne traggono beneficio. Per esempio è una rete di sicurezza per le persone anziane quando sono molto malate. Sapere che possono morire in pace garantisce loro un senso di felicità. Sanno che non dovranno fare niente di disperato, tipo buttarsi sotto un treno o spingere la carrozzina giù dal molo, boom, nell’oceano.

La pillola della quiete - Tthe Peaceful Pill Handbook

Philip with Coffee Table edition of the Peaceful Pill Handbook

Consideri la morte un diritto umano. Allora perché in The Peaceful Pill c’è un limite minimo d’età stabilito a cinquant’anni?
Si è fatto un gran parlare del limite d’età. Il mio punto di vista personale è che devi essere adulto e in pieno possesso delle tue facoltà mentali per fare questa scelta. Negli Stati Uniti però, per esempio, nel 2011 c’erano state molte critiche. Mi avevano accusato di essere contento dei suicidi dei giovani. Ecco perché abbiamo aggiunto la condizione che ci sia una quantità ragionevole di esperienze esistenziali, e abbiamo dunque stabilito un age gate abbastanza a caso a cinquant’anni. Era l’unico modo per garantire che non contribuiamo al problema del suicidio tra i giovani, ma non ha cambiato il mio punto di vista, a livello filosofico.

La macchina Sarco elimina gli stadi preliminari dell’eutanasia, in cui c’è il medico che accompagna il paziente. Però un medico non è fondamentale per assicurare una certa precisione? È un po’ come se io entrassi in farmacia e potessi prendere quello che voglio senza prescrizione.
Vedi che rimani nell’ambito medico. Secondo me—e soprattutto con Sarco—non è necessario un medico. Sicuramente ci sono alcune caratteristiche che devono essere riscontrate prima di essere presi in considerazione, per esempio la sanità mentale. Il tramite è un questionario online. In futuro avremo un’intelligenza artificiale in grado di farlo più velocemente e più accuratamente di un medico.

Sei anche favorevole all’idea che le persone depresse usino Sarco. Loro sono in grado di decidere per sé?
Anche le persone depresse dovranno passare il test che determina la loro abilità decisionale. Molte persone depresse sono ancora in grado di comprendere che la morte è una condizione definitiva. La depressione non è un motivo di esclusione dall’uso di Sarco. Ma se sei depresso o malato al punto da non capire cosa stai facendo, non passerai il test e non avrai il diritto di scegliere se usarla. È una zona grigia, ma non molto diversa da come funziona la psicologia.

Puoi spiegarci come funziona Sarco?
La bara può essere stampata in 3D, e fa uso di azoto liquido, che si può comprare legalmente. Quando ti siedi all’interno, l’azoto comincia a uscire. Dopo un minuto e mezzo cominci a sentirti disorientato—una sensazione paragonabile all’aver bevuto troppo—e qualche minuto dopo ancora perdi conoscenza. In circa cinque minuti, sei morto. L’unico modo per controllare la bara è da dentro, quindi è impossibile uccidere qualcuno. Puoi anche decidere se avere la visuale “oscurata” o trasparente, così da poter portare la macchina dove vuoi se preferisci un determinato panorama.

Spero che i modelli siano disponibili online già all’inizio del 2018. La prima Sarco sarà probabilmente costruita in Svizzera, perché lì c’è una persona interessata alla macchina. Gli avvocati ci hanno detto che usarla non è illegale, perché lì non è un crimine uccidersi. Io non faccio altro che fornire modello e istruzioni online, ma non do personalmente istruzioni e non c’è bisogno di assistenza per avviare la macchina. L’utente ha il controllo completo.

Tornando un attimo al punto di prima—che panorama sceglieresti per te stesso?

Tornerei nel nord dell’Australia e metterei la macchina nel deserto. Al tramonto, bello. Anche se a ripensarci sarebbe difficile portarci l’azoto, per la distanza e per il fatto che l’azoto non si conserva bene.

Se sei già dentro la macchina e cambi idea, c’è un bottone per le emergenze?
Sì, c’è un finestrino d’emergenza che si apre immediatamente quando ci premi contro, in modo che l’ossigeno entri di colpo nella macchina. E poi c’è un pulsante per fermare l’azoto, puoi schiacciarlo in qualsiasi momento finché perdi coscienza, ovviamente.

Cosa ne pensa la tua famiglia delle tue idee?
Mia madre mi sosteneva. Ha passato in ospizio gli ultimi anni di vita perché non era più in grado di vivere da sola a casa. Lo odiava, voleva morire. Ma non era malata, quindi non poteva richiederlo. Nemmeno io potevo aiutarla, perché tutti avrebbero immaginato che ero stato io. Sapere di avere possibilità di scelta l’avrebbe aiutata moltissimo.

Ti sono arrivate minacce di morte dai tuoi nemici?
Negli ultimi vent’anni, fortunatamente, ne ho ricevute solo un paio. La prima vera minaccia solo di recente, però. Non so se venisse da un fondamentalista o da qualcuno che vende farmaci per l’eutanasia illegalmente. Nel mio libro parlo di molti siti che vendono pillole per 700 euro a dose. Insomma, potrebbe essere stato un truffatore. Per quanto riguarda gli eventi pubblici, ci accertiamo sempre che ci siano rigide misure di sicurezza.